Recensione del film 1917, vincitore di tre premi Oscar nel 2020 che mostra la ferocia della prima guerra mondiale
Argomenti trattati
1917 è il film che ha riscosso più successo nei festival mondiali di tutto il 2020, al pari degli acclamatissimi Joker e Parasite.
Ai Bafta, i premi cinematografici e televisivi britannici, ha sbaragliato la concorrenza vincendo sette premi nelle categorie più importanti, mentre alle premiazioni degli Oscar di quest’anno ha conquistato tre statuette per miglior fotografia, miglior sonoro e miglior effetti speciali, oltre alle sette nomination per tutti gli altri riconoscimenti principali.
1917 è diretto dall’inglese Sam Mendes che nel 1999 è entrato nella storia degli Oscar per American Beauty, il film cult con 5 premi ottenuti tra cui quello di miglior attore protagonista per Kevin Spacey. Negli ultimi anni il regista britannico è ritornato all’attenzione di tutti per Skyfall e Spectre, gli ultimi capitoli della saga di 007 con il volto di Daniel Craig.
Protagonisti di 1917 sono i giovani George MacKay e Dean-Charles Chapman, quest’ultimo famoso per il ruolo di Tommen Bartheon nella serie tv Game of Thrones.
Nei ruoli secondari compaiono volti sicuramente più conosciuti: in primis l’impeccabile Colin Firth e poi due attori che devono la loro popolarità alla serie tv Sherlock, l’ultima rivisitazione della figura del detective di Baker Street, cioè Benedict Camberbatch e Andrew Scott.
6 aprile 1917: sul suolo francese le truppe tedesche sembrano essersi ritirate, così da spingere l’avanzata inglese a lanciarsi in un’ultimo attacco per sfondare definitivamente le linee nemiche.
Grazie all’intervento dell’aeronautica, si scopre che i tedeschi hanno fatto una finta ritirata per attirare i soldati inglesi in un agguato mortale. Per scongiurare il massacro vengono inviati i caporali William e Tom, che facendosi strada tra le linee nemiche dovranno consegnare il messaggio per fermare l’attacco suicida.
La caratteristica che ha fatto balzare 1917 agli onori della cronaca è la tecnica con cui è stato realizzato.
Per immergere lo spettatore nell’atmosfera della guerra e nella psicologia dei soldati, Sam Mendes si serve del “piano sequenza”, una tecnica cinematografica difficile da usare che consiste nel filmare una scena senza mai fermarsi, come se la camera inseguisse gli attori muoversi per minuti interi.
L’ossessione della macchina da presa mostra la durezza della vita dei soldati inglesi costretti in trincea ad attendere giorni e giorni al freddo, stanchi e senza cibo, in attesa di lanciarsi contro i nemici per conquistare pochi metri di terra.
La ricostruzione storica delle ambientazioni e dei costumi della Prima Guerra Mondiale rasenta la perfezione, facendo calare lo spettatore nelle vicende dei due protagonisti, costretti a viaggiare senza sosta per salvare da morte certa migliaia dei loro commilitoni.
Il film è eccezionale anche dal punto di vista tecnico, per via di un’atmosfera di morte e angoscia creata a regola d’arte da Sam Mendes e dall’esperta mano del direttore della fotografia Roger Deakins che per questo film ha vinto il suo secondo Oscar, dopo quello per il film Blade Runner 2049 di Villeneuve del 2018.