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Il mondo del cinema e della televisione – e dell’arte in generale – perde uno dei suoi maestri più folli, originali e creativi, David Lynch, che ci ha lasciato all’età di 78 anni.
Ad annunciare la notizia sono i suoi famigliari:
“È con profondo dispiacere che noi, la sua famiglia, annunciamo la scomparsa dell’uomo e dell’artista, David Lynch. Apprezzeremmo un po’ di privacy in questo momento. C’è un grande buco nel mondo ora che non è più tra noi. Ma, come direbbe lui, “Tieni gli occhi sulla ciambella e non sul buco.” È una bellissima giornata, il sole splende e il cielo è blu.”
Onirico e surreale
Un artista difficilmente definibile, la cui produzione è puro enigma. Fin dagli esordi, ha dato vita a opere inafferrabili e la sua volontà di non spiegarne mai il significato ha conferito ad esse un ulteriore alone di mistero.
Per lui, il cinema è sempre stato sensazione, intuizione. Dev’essere lo spettatore ad immergersi completamente nei suoi film, nelle sue serie, nei suoi cortometraggi, interrogandosi e interpretando, lasciandosi trasportare in questi mondi altri. L’esperienza cinematografica lynchiana è, per questo, così affine a quella onirica. Il regista stesso ha sempre invitato il suo pubblico ad abbandonarsi alla visione, senza preoccuparsi troppo del significato di ciò che sta guardando.
Dalla pittura al grande schermo
Nato a Missoula, nel Montana, il 20 gennaio 1946, ha intrapreso la sua carriera da artista approcciandosi alla pittura. Quell’atmosfera onirica e allucinatoria che contraddistingue la produzione cinematografica di David Lynch è ben evidente anche nei suoi dipinti. Solo successivamente, a partire dal desiderio di vedere ciò che dipingeva muoversi, Lynch comincia a sperimentare realizzando i suoi primi cortometraggi.
La sua produzione cinematografica ha poi avuto un impatto straordinario su coloro che lavorano nella Settima Arte. Dal primo, folle, Eraserhead (1977), a Strade Perdute (1997) e Mulholland Drive (2001), premiato al Festival di Cannes e ormai universalmente ritenuto uno dei massimi capolavori della storia del cinema. Nel 1980, Mel Brooks decise di affidare a Lynch la regia di The Elephant Man, che consacrò i protagonisti Anthony Hopkins e John Hurt. Il film ricevette ben 8 candidature agli Oscar, senza, tuttavia, portare a casa alcuna statuetta. L’Academy premiò David Lynch solo successivamente, con un Oscar alla carriera nel 2020.
Twin Peaks: una rivoluzione televisiva
Le idee visionarie di David Lynch non hanno toccato solo il mondo del cinema, ma hanno rivoluzionato anche quello della televisione. Twin Peaks ha avuto un’influenza tanto eccezionale da essere considerata “la madre di tutte le serie tv moderne”. Insieme a Mark Frost, Lynch ha creato una storia che è una commistione di generi – giallo, comedy, romance, con alcuni elementi soprannaturali e altri tipici della soap opera – e ha dato vita ad un prodotto senza precedenti, che rappresenta la summa della sua produzione.
Nel corso della sua carriera artistica, David Lynch ha rappresentato l’universo della mente umana, raffigurando l’inconscio. Ha creato mondi onirici e personaggi che sono rimasti nel cuore e nell’immaginario comune delle persone.
In fondo, il migliore modo per descrivere le sue opere è una rete di ragnatele oniriche e perturbanti che dipingono veramente l’assurdo mistero delle strane forze dell’esistenza.
È stato un artista rivoluzionario, che ha influenzato moltissimi cineasti contemporanei, lasciando un segno indelebile e un vuoto incolmabile nel mondo del cinema. In questo triste momento, il pensiero va alla sua famiglia, ai suoi cari e ai tanti colleghi che hanno avuto il privilegio di lavorare al suo fianco.