Piero Messina scrive e dirige Another End, presentato il 18 febbraio 2024 in concorso alla 74ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. Si tratta di un film il cui fulcro è l’accettazione della perdita.
Another End: trama
Sal (Gael García Bernal) ha perso da poco la compagna, Zoe (Renate Reinsve), e non riesce ad andare avanti con la sua vita senza di lei. Per questo, la sorella Ebe (Bérénice Bejo) lo convince a rivolgersi al servizio offerto da Another End, in grado di trapiantare in un corpo ospite i ricordi e la personalità di un caro defunto.
Una riflessione sul lutto
Another End sembra, ad un primo sguardo, un lungo episodio di Black Mirror. La premessa è che l’accettazione della perdita di una persona cara possa essere agevolata da una tecnologia talmente avanzata da rendere possibile una “una seconda vita”. Per un tempo limitato, i ricordi, il vissuto e la personalità di un defunto vengono travasati nel corpo di un altro essere umano. Questo permetterebbe di regalare la possibilità di dire un addio negato, di esprimere i non detti, di trovare la chiusura necessaria per l’accettazione del lutto. Il film di Piero Messina, però, non è un mero lungometraggio di fantascienza, ma esplora la delicata tematica dell’assenza e dipinge un ritratto profondo della fragilità umana. Il personaggio di Gael García Bernal incarna l’emblema dell’immobilismo in risposta all’infinito dolore di una perdita. Il regista scava nella sofferenza del protagonista e la rende estremamente verosimile, usando come espediente narrativo la tecnologia. In realtà, dunque, il film di Messina riesce in ciò in cui Black Mirror fallisce ormai da qualche tempo, ovvero riflettere sull’umanità usando il progresso scientifico come spunto di ragionamento.
La storia di un amore spezzato
La tecnologia messa in scena da Messina passa in secondo piano e diventa un MacGuffin che mette in moto l’esplorazione dell’animo del protagonista in lutto. “Sono convinto che l’assenza sia un terreno davvero fertile perché mette ancora più in evidenza l’amore, il vissuto”, ha affermato il regista durante un’intervista. Infatti, prima di tutto, Another End è una storia d’amore. Una relazione interrotta bruscamente, che lascia una metà in balìa dei sensi di colpa, dei rimorsi, dei pensieri su un futuro ormai impossibile. Sal è pieno di rimpianti, è sull’orlo del crollo mentale e si affida solo a sostanze che gli permettono di staccarsi dalla realtà e pensare il meno possibile al vuoto incolmabile che sente. L’unica terapia che può dargli sollievo è il confronto con la sua amata perduta. La sceneggiatura risulta a tratti un po’ debole, ma ciò che coinvolge, in ogni caso, il pubblico sono le performance degli attori e l’atmosfera del film. La fotografia richiama la malinconia della storia e permette allo spettatore di sentirsi più immerso nella vicenda. Anche la musica che accompagna le scene contribuisce a costruire il clima luttuoso di Another End.
Piero Messina costruisce un film sulla perdita che risulta molto coinvolgente, nonostante la scrittura un po’ carente. Con un finale che farà sicuramente discutere dopo i titoli di coda, Another End racconta di un amore stroncato, che cerca una chiusura. Al cinema dal 21 marzo.