Bagman: un horror che fatica a decollare

Un viaggio nel mondo dell'horror contemporaneo attraverso la lente di Bagman

Un horror di formazione in cerca di identità

Bagman, il nuovo film di Colm McCarthy, si presenta come un horror di formazione che, purtroppo, non riesce a trovare una propria identità. La trama ruota attorno a Patrick, interpretato da Sam Claflin, un uomo costretto a confrontarsi con un’entità soprannaturale che ha segnato la sua infanzia. Questo mostro, il Bagman, si nutre dei sogni e delle speranze dei bambini, e ora sembra intenzionato a chiudere i conti con Patrick, utilizzando il suo stesso figlio come esca. Sebbene l’idea di base sia intrigante, il film fatica a sviluppare una narrazione coerente e coinvolgente.

Atmosfera e tensione: un mix poco riuscito

Il prologo di Bagman promette un’atmosfera avvincente, ma ben presto la narrazione si fa fragile. McCarthy sembra avere difficoltà a costruire uno sfondo narrativo credibile e a esplorare le tensioni familiari che dovrebbero essere al centro della storia. La mancanza di una lettura profonda del mostro e delle sue motivazioni rende il Bagman una figura poco convincente, una pallida copia di altri mostri già visti nel panorama horror. La pellicola si attarda in spazi ristretti, tra la casa di Patrick e la foresta circostante, senza mai riuscire a dare vita a un’interpretazione personale di questi ambienti.

Un collage di elementi horror senza originalità

Bagman si presenta come un collage di elementi presi in prestito da trent’anni di cinema horror, senza mai riuscire a brillare per originalità. McCarthy sembra cercare disperatamente la scena perfetta, il momento capace di catturare l’attenzione dello spettatore, ma spesso si perde in tentativi poco riusciti. Tuttavia, il film trova qualche spunto interessante nei flashback che esplorano il passato di Patrick e di suo fratello, evocando ricordi di film come Stand By Me. Questi momenti di introspezione, sebbene sporadici, offrono un barlume di profondità emotiva che il resto della narrazione non riesce a mantenere.

Un finale che riaccende la speranza

Nonostante le sue debolezze, Bagman riesce a riservare qualche sorpresa nel finale, dove il racconto si riapre su un passato che sembra finalmente avere un peso. Qui, la regia di McCarthy emerge, mostrando una presenza che era mancata per gran parte del film. Questo simbolico ricongiungimento tra le due età del protagonista offre un confronto finale con la creatura che, sebbene non risolva tutte le problematiche del film, riesce a dare un senso di compiutezza alla storia. Tuttavia, resta la sensazione che Bagman avrebbe potuto essere molto di più, se solo avesse trovato una direzione più chiara e una visione più audace.

Scritto da Redazione Cineverse

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