Carlo Rambaldi è stato il più grande creatore degli effetti speciali della storia del cinema, con film come E.T, Profondo rosso e Alien
“Il pubblico non va a vedere un film soltanto perché è interpretato dall’attore famoso. Il film è spettacolo e gli effetti speciali sono fondamentali”, cosi parlava ai giornalisti Carlo Rambaldi, il genio italiano degli effetti speciali che conquistò Hollywood con due Oscar, rispettivamente per Alien ed E.T, oltre al premio Special Achievement Award per gli effetti visivi di King Kong.
Nato nel 1925 in provincia di Ferrara, fin da piccolo aveva la passione di animare giocattoli e pupazzi che riceveva in regalo. Diplomatosi come geometra, dopo essersi laureato all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, cominciò a frequentare gli ambienti cinematografici e a lavorare con i più importanti registi italiani di genere horror del tempo.
Da Mario Bava a Pupi Avati, fino a Dario Argento. Nel 1971, per la sua grande abilità nel costruire modellini di mostri, burattini e altre strane creature, fu coinvolto in due vicende giudiziarie, non in veste di imputato bensì di consulente tecnico.
Nel primo, il giudice Guido Salvini che indagava sulla morte di Giuseppe Pinelli, il ferroviere anarchico coinvolto nelle indagini per la strage di Piazza Fontana, precipitato dalle finestre della Questura di Milano in circostanze poco chiare, chiese a Rambaldi di costruire un manichino identico al corpo della vittima, per usarlo nella perizia probatoria.
Nella seconda esperienza in Tribunale, invece, Rambaldi dovette scagionare il regista horror Lucio Fulci, con il quale aveva lavorato nel film Una lucertola con la pelle di donna, dall’accusa di maltrattamento di animali. Su richiesta del giudice, l’artista dimostrò che tutti i cani uccisi con violenza nel film, non erano in carne ed ossa ma pupazzi meccanici.
Nel 1975 lavorò in Profondo rosso, capolavoro del maestro Dario Argento. Da lì in poì Rambaldì si lanciò in nuove sfide volando ad Hollywood. Il suo primo film fu un immediato successo: King Kong di John Guillermin, remake dell’omonima pellicola del ‘33, che da bambino Rambaldi aveva visto al cinema. Il lavoro svolto fu superbo e si aggiudicò nel 1976 il prestigioso Special Achievemente Award per gli effetti speciali.
Le creazioni dello scienziato ferrarese erano vere e proprie opere d’arte: la mano di King Kong, che nell’iconica scena stringe Jessica Lange nel pugno, era lunga oltre sei metri e per azionarla meccanicamente ci volle un team di 12 operai. Inoltre le espressioni facciali di King Kong vennero prese da un gorilla vero di nome Bum, splendido esemplare dello zoo di San Diego.
Una tecnica lungimirante quella di animare i modelli copiando i tratti degli esseri viventi, perché è diventata il modello per tutti le animazioni al computer dagli anni Duemila in poi. Ormai Rambaldi era così famoso che Steven Spielberg lo chiamò per Incontri ravvicinati del terzo tipo. Due anni dopo Ridley Scott lo volle per Alien, film diventato simbolo della fantascienza contemporanea.
La creazione dello xenomorfo più famoso del cinema valse a Rambaldi il suo primo premio Oscar. L’america si innamorò di lui non solo per il suo talento, ma anche per la sua simpatia e ironia. Ritirando la statuetta, commentò in un maccheronico e stentato inglese.
“Three years ago, when i was here for King Kong i don’t know English and i say thank you. Now i learn very well English and i say thank you very much” concluse suscitando le risate e gli applausi del pubblico.
Uomo schivo e riservato, si sottrasse abilmente alla notorietà che rischiava di travolgerlo, concentrandosi sul lavoro e sulla famiglia. Accettò tutte le sfide che si trovò davanti.
Lavorò ne La mano, l’esordio di Oliver Stone, e nel 1981 ritornò a collaborare con Steven Spielberg in un ambizioso progetto chiamato E.T, che lo incoronò come uno dei più grandi artisti cinematografici del secolo. In un intervista di quel periodo Rambaldi spiegò fieramente come senza di lui E.T non sarebbe diventato uno dei film più amati di sempre.
Morì il 10 agosto 2012 all’età di 87 anni, a Lamezia Terme e nonostante la scomparsa, il suo genio è ancora vivo. Nel 2014, il figlio ha creato la fondazione Culturale Carlo Rambaldi con lo scopo di preservare le sue scoperte con eventi, mostre e concorsi per sostenere e formare giovani talenti di effetti speciali.