Ve lo giuro! Amici di Cineverse. Ero andato alla proiezione convinto di trovare delle minime imperfezioni, una stortura, qualsiasi cosa, per poter affermare che l’opera prima di Paola Cortellesi non è un film all’altezza di tutte le recensioni splendide che ha ricevuto.
Mi sono ancorato alla sedia e ho guardato ogni singolo dettaglio, decifrato ogni scena, masticato tutte le allegorie, individuato le intenzioni, liberato le emozioni.
C’è ancora domani: la recensione dell’esordio alla regia di Paola Cortellesi
Posso finalmente dire “C’è ancora domani” è un film fottutamente bello! Vorrei evitare di parlare dei soliti cliché, Paola Cortellesi è brava, bella, recita divinamente, è l’indiscussa regina della pellicola ma il miracolo, quello vero, è quello che succede in sala.
Il pubblico era variegato: impossibile trarne un campione demografico. Dalla coppia di mezza età a gruppi di ragazzi sulla ventina a persone più attempate come il sottoscritto: nessuna possibilità di accomunare dei vissuti, eppure si rideva, ci si incazzava, ci si commuoveva, tutti insieme, spettacolo.
Un altro spettacolo per me è stato il cast: personalmente non amo Mastandrea, trovo che abbia sempre la stessa faccia e lo stesso tono di voce ma del resto la penso così anche per De Niro, quindi parere soggettivo, non tenetene conto, ma nella pellicola ci sta come tutti gli altri personaggi, nitidi, ognuno nella giusta posizione e con la giusta battuta. Caratteri con parti tagliate su misura come fosse una seconda pelle, due perle spiccano in modo esplosivo: Emanuela Fanelli, l’amica vera di Paola nella pellicola, recita con un’eleganza e una leggerezza che ti conquista subito, appena la vedi sai che di lei ti puoi fidare ed è la spalla su cui Paola sa di potersi appoggiare con sicurezza.
L’altra perla è Romana Maggiora Vergano che interpreta Marcella la figlia di Paola nel film, il bianco e nero della pellicola esaltano la sua naturale bellezza, credetemi una bellezza che esce dallo schermo, la sua espressività negli attimi di rabbia e di paura ti entrano sottopelle, i suoi occhi parlano un metalinguaggio che si insinua nello spettatore facendogli vivere tutte le emozioni che emana.
Non perdo tempo nel dirvi che: fotografia splendida, formato che inizia in 4/3 per poi allargarsi, perfetto, musiche scelte con assoluta precisione, uscendo dalla comfort zone di una possibile playlist dedicata a un film ambientato nel primo dopoguerra.
Il film è girato in bianco e nero, secondo me, non rivisitando i classici del passato. Io l’ho trovato molto moderno quasi pop, da girarci un video musicale.
Insomma è un filmone, cosa fate ancora a casa?