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Il regista napoletano Edoardo De Angelis ci porta all’interno del sottomarino Cappellini, nel 1940, e ci mostra un barlume di umanità nella guerra. Comandante, infatti, è la storia vera dell’atto di coraggio di Salvatore Todaro, che decide di mettere a rischio il suo stesso equipaggio per portare in salvo il nemico. Il film uscirà nelle sale il 31 ottobre.
Comandante, di Edoardo De Angelis: la trama del film
1940, il comandante Salvatore Todaro (Pierfrancesco Favino) è a capo del sommergibile Cappellini della Marina Militare Italiana. Durante una missione, si imbatte in un mercantile belga, all’epoca ancora formalmente neutrale nel conflitto mondiale. Todaro risponde all’attacco e affonda la nave da carico, ma prende una decisione storica: salva i ventisei passeggeri del mercantile. Questo mette a rischio il suo stesso equipaggio, dal momento che è costretto a viaggiare in emersione per giorni, esposto al fuoco nemico, per trasportare i naufraghi al porto sicuro più vicino.
Un punto di vista umano sulla guerra
Comandante ha aperto l’ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, al posto di Challengers, diretto da Luca Guadagnino e rimandato a causa dello sciopero degli attori e sceneggiatori americani.
Il film di De Angelis porta un po’ di umanità nel contesto della Seconda Guerra Mondiale con la vicenda del personaggio realmente esistito di Salvatore Todaro. L’interpretazione magistrale di Favino rende al meglio la sua profondità e tutte le sue sfaccettature.
Fin dall’inizio percepiamo la complessità del comandante della Cappellini: il suo essere fermo e autoritario con i suoi sottoposti, ma allo stesso tempo compassionevole di fronte alla violenza della guerra e fragile con la moglie lo rendono il prototipo del capo virtuoso. In Todaro prende forma l’idealizzazione del leader risoluto e deciso, ma tollerante e comprensivo. La sua figura si potrebbe sintetizzare con una sua battuta emblematica: “Noi il ferro nemico lo affondiamo, ma gli uomini li salviamo”.
Un film di epica intimità
Edoardo De Angelis, al suo quinto lungometraggio, confeziona un film di guerra forte, che spicca nel panorama del cinema italiano recente. Dirige e scrive, insieme a Sandro Veronesi, la sceneggiatura, costruendo la storia intorno al protagonista, con un Favino che regge sulle spalle tutta la pellicola egregiamente.
Nonostante la prima parte del film risulti più fredda e introduttiva, nella seconda metà il regista esplora in maniera più coinvolgente la vicenda, addentrandosi all’interno del sottomarino insieme all’equipaggio della Cappellini e ai naufraghi soccorsi da Todaro.
De Angelis sottolinea il contrasto tra l’esterno della nave, con il mare che si estende a perdita d’occhio, e l’interno del sottomarino, ricolmo di persone, che si devono stringere loro malgrado per far spazio ai naufraghi. Le scene all’esterno, epiche e con dei buoni effetti visivi, si contrappongono alla claustrofobia e all’emotività delle scene nella pancia del sommergibile Cappellini.
Sono le piccole cose a farci restare umani, anche all’interno di un contesto tanto disumano quanto quello della guerra. Il momento conviviale della condivisione del cibo con lo straniero porta al commovente momento della scoperta delle patatine fritte.
De Angelis riesce a portare tenerezza all’interno di un film di guerra. Infatti, Salvatore Todaro mette davanti agli schieramenti politici la compassione e, di fronte a delle vite umane in pericolo, non si tira indietro: è la legge del mare. Si tratta di un gesto che, portato sul grande schermo in questo periodo storico, riecheggia ancora più potente.
Il film uscirà al cinema il 31 ottobre, distribuito da 01 Distribution.