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Il legame tra vita e arte in Eterno visionario
Il nuovo film di Michele Placido, Eterno visionario, si presenta come un’opera che trascende il semplice racconto cinematografico, immergendosi in un profondo dialogo con il teatro e la vita stessa. Attraverso la figura di Luigi Pirandello, il regista e attore esplora le complesse interazioni tra l’esperienza umana e l’arte, rendendo omaggio a un maestro che ha segnato la storia della letteratura e del teatro. La narrazione si snoda attraverso un intricato tessuto di ricordi, fantasmi e visioni, creando un affresco vibrante e carnale della vita artistica di Pirandello.
Un viaggio viscerale tra emozioni e ricordi
Placido non si limita a raccontare la vita di Pirandello, ma la vive e la respira, rendendo ogni scena un’esperienza viscerale. La sua regia è caratterizzata da una carnalità palpabile, dove i corpi si sfiorano e si toccano, riflettendo le tensioni e le passioni che animano il mondo del teatro. La scelta di rappresentare i fantasmi non come semplici apparizioni, ma come entità che si nutrono del vissuto, arricchisce ulteriormente la narrazione. Ogni personaggio diventa un riflesso delle emozioni e delle esperienze di Pirandello, creando un legame profondo tra l’autore e il suo pubblico.
La Storia come sfondo e protagonista
In Eterno visionario, la Storia non è solo un contesto, ma un protagonista attivo. Il film si muove attraverso eventi storici significativi, come la prima di Sei personaggi in cerca d’autore e il Premio Nobel del 1934, intrecciando la vita personale di Pirandello con le vicende del suo tempo. La sceneggiatura, scritta da Placido insieme a Matteo Collura e Toni Trupia, si snoda in un percorso tortuoso che riflette le sfide e le conquiste dell’autore. La presenza di elementi futuristi e art déco, insieme a musiche evocative, contribuisce a creare un’atmosfera unica, che trasporta lo spettatore in un’epoca di grande fermento culturale.