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A dieci anni dal suo ultimo film, Blackhat, Michael Mann torna al cinema con un biopic sull’imprenditore modenese Enzo Ferrari. Con protagonista Adam Driver, Ferrari sarà in sala dal 14 dicembre.
Ferrari: trama
Modena, 1957: l’ex pilota automobilistico Enzo Ferrari (Adam Driver) e la moglie Laura (Penélope Cruz) gestiscono l’azienda che hanno avviato dieci anni prima, ma stanno rischiando la bancarotta. I coniugi sono, inoltre, in lutto per la perdita del figlio Dino e il loro matrimonio è in bilico. Enzo vive in segreto con l’amante Lina (Shailene Woodley), dalla quale ha avuto un bambino nel 1945, il piccolo Piero. La Mille Miglia rappresenta un’occasione per il protagonista per redimersi, sia dal punto di vista professionale che nella vita privata.
Una produzione tormentata
Presentato in concorso all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 31 agosto, Ferrari rappresenta il ritorno in sala di Michael Mann. Realizzato con un budget relativamente limitato e rinviato diverse volte nella fase di produzione, il film sull’imprenditore italiano era nel cassetto del regista già da parecchi anni. La sceneggiatura, scritta da Troy Kennedy Martin, è tratta dalla biografia di Brock Yates, Enzo Ferrari: The Man and the Machine. Il film di Mann, però, non si concentra tanto sui motori, quanto sull’uomo: il lungometraggio, infatti, dipinge un ritratto di Enzo Ferrari che esplora le travagliate vicende dell’azienda tanto quanto l’intricata vita privata del protagonista. Condensando il racconto su un anno cruciale per l’imprenditore, Mann mette in scena il lutto, le corse, il matrimonio problematico con Laura e la doppia vita di Ferrari con l’amante.
Il ritratto di un mito italiano
Il film, girato tra Brescia, Fiorano Modenese, Maranello, Modena, Novellara e Reggio Emilia, porta sul grande schermo l’Italia degli anni Cinquanta senza mai trasformarla in una rappresentazione banalizzata all’americana. La scelta, tuttavia, di utilizzare attori stranieri nei ruoli principali ha prodotto il classico e fastidioso scivolone dell’accento marcato italiano forzato su ciascuno dei protagonisti, un po’ come era già accaduto per House of Gucci (Ridley Scott, 2021). Il racconto di Mann, inoltre, risulta un po’ troppo didascalico e ne conseguono una regia e un montaggio che potevano essere decisamente più dinamici. A parte alcune scene molto potenti – come quella del monologo finale di Laura – Ferrari non è particolarmente coinvolgente. L’interpretazione di Adam Driver, che recita per sottrazione nel ruolo dell’imprenditore modenese, è in contrasto con l’espressività emotiva di Penélope Cruz.
Il generale, il film di Michael Mann mette in scena un ritratto a tutto tondo del fondatore di Ferrari, ma manca di dinamicità e vigore, regalando una visione pressoché didascalica della storia. Al cinema dal 14 dicembre.