Francesco Favino ha vinto il Nastro d'Argento come miglior attore protagonista per la sua interpretazione di Bettino Craxi nel film Hammamet
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Hammamet racconta gli ultimi sei mesi della vita tunisina di Bettino Craxi, il segretario del Partito Socialista Italiano, espatriato negli anni ’90 dopo lo scandalo di Tangentopoli.
Il film è diretto da Gianni Amelio, regista de La tenerezza con Elio Germano e Renato Carpentieri, dramma sociale che gli fece dominare i Nastri d’Argento di quell’anno, con la vittoria di miglior film e regia, miglior attore protagonista e miglior fotografia.
Invece nell’ultima edizione del 2020, il film di Amelio ha vinto due Nastri d’Argento come miglior produttore e soprattutto come migliore attore protagonista per Francesco Favino, grazie all’ennesima prova di straordinario trasformismo da parte dell’attore romano, dopo quella per Tommaso Buscetta nel Traditore di Marco Bellocchio, dominatore dei David di Donatello del 2020.
Hammamet è disponibile sulle piattaforme on demand e, nonostante l’uscita ufficiale nel gennaio scorso, è ancora in sala al cinema di Arena Riva Fiorita, a Porto San Giorgio nelle Marche.
Il film viene sorretto interamente dall’interpretazione memorabile di Favino, la cui fisionomia risulta irriconoscibile sotto il pesante trucco prostetico che fa diventare l’affascinante cinquantenne romano un anziano calvo e depresso.
Come già fatto nel film su Buscetta, Favino diventa la copia esatta del personaggio storico che deve interpretare; per averne la prova basterà confrontare le interviste dell’epoca di Bettino Craxi con le immagini del film. Ma tolta la prova di Favino, il resto del cast non convince, ad eccezione della fugace comparsa della bella e brava Claudia Gerini.
Il meno brillante è sicuramente Luca Filippi che nella storia interpreta il ruolo di Fausto Sartori, figlio del tesoriere del PSI Vincenzo Sartori, morto suicida allo scoppiare dello scandalo di Tangentopoli. Filippi esaspera una recitazione eccessiva e teatrale che stona terribilmente con la naturalezza di Favino.
Livia Rossi e Alberto Paradossi interpretano i figli di Craxi, mentre Renato Carpentieri è l’unico che recita alla pari del famoso attore romano, nel ruolo del politico che raggiunge Craxi ad Hammamet per convincerlo a ritornare in patria, ovviamente senza riuscirci.
La storia si concentra sul periodo tunisino dell’ex presidente del PSI che, cinque anni dopo lo scandalo di Tangentopoli, è fuggito ad Hammamet per scampare al verdetto nel processo a Tangentopoli che si sta attuando in Italia, paese natale di cui Craxi ha tanta nostalgia e dove non può più tornare.
La scelta del regista Amelio appare chiara: concentrarsi sull’emotività di un uomo disilluso e sconfitto, piuttosto che indagare sul suo passato da politico ammirato e influente. E quelle poche volte in cui lo fa, si usano dei flashback, che, più di celebrare la sua figura, la sminuisce.
Amelio, regista e cosceneggiatore, rispetta gli eventi storici legati alla vita del politico socialista, ma facendo delle leggere modifiche. Per esempio dà una grande importanza al ruolo di Fausto Sartori, personaggio storico davvero esistito di cui però nessuno conosce i trascorsi con Craxi.
Il personaggio di Fausto viene introdotto a circa metà primo tempo e diventa importante almeno quanto Bettino Craxi stesso. Il rapporto fra i due è paradossale: l’ex politico si sente in colpa per il suicidio del padre del ragazzo, ma il suo orgoglio gli vieta di confidarsi a Fausto, che a sua volta non si comprende se lo odi o lo ammiri.
Nel secondo tempo si esplorano gli ultimi mesi di Bettino Craxi che, scoperto di avere un tumore ad un rene, si lascia cadere in notti insonni piene di rabbiosi rimorsi per la consapevolezza di star per morire, e di non poter più cambiare il passato.
Gianni Amelio vuole portare in scena un pezzo di storia italiana e lo fa senza paura. Criticato per la scelta di cancellare qualunque rimando alla vita politica di Craxi, Hammamet è sicuramente un film interessante che però mostra delle pecche evidenti.
Prima di tutto la sceneggiatura non è abbastanza organica, perché, se nel secondo tempo lo sviluppo psicologico di Craxi finalmente sboccia, nel primo la storia fa molta fatica a suscitare emozioni.
Per oltre quaranta minuti, l’opera si fossilizza sul mostrarci un uomo distrutto dalla vita che rimugina, e lo fa quasi completamente con lunghi silenzi e inquadrature distanti, senza un dialogo chiarificatore o una scena emotivamente coinvolgente.
In conclusione: Hammamet è un film da recuperare nonostante i difetti, anche solo per l’interpretazione strabiliante di Pier Francesco Favino.