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Il riconoscimento di Sentieri Selvaggi
Il 13 novembre, la regista Alice Rohrwacher ha ricevuto il Premio Sentieri Selvaggi per il miglior film della stagione 2023/2024 con “La Chimera”. Questo premio, che celebra il cinema di qualità, è un riconoscimento importante per la regista, che ha saputo intrecciare la concretezza della sua visione con una profonda riflessione filosofica. Durante l’incontro con la redazione e gli studenti della scuola di cinema, Rohrwacher ha condiviso le sue esperienze e il suo approccio al cinema, sottolineando l’importanza di raccontare storie che vanno oltre il semplice intrattenimento.
Il potere dell’immagine e la spiritualità
Nel suo discorso, Rohrwacher ha evidenziato come il cinema possa essere un mezzo per esplorare la spiritualità e la sacralità. “La spiritualità non è proprietà di nessuna religione”, ha affermato, suggerendo che il cinema può offrire una visione alternativa dell’esperienza umana. La regista ha parlato della sua ammirazione per i film di Steven Spielberg, in particolare per “Indiana Jones e i predatori dell’Arca perduta”, che ha influenzato la sua visione artistica. La sua opera, infatti, si muove tra il sacro e il profano, cercando di restituire un’anima agli oggetti e alle storie che racconta.
Un’avventura cinematografica
Per Rohrwacher, fare un film è un’avventura. “L’avventura è qualcosa che inseguo in quello che faccio”, ha dichiarato, sottolineando come il suo lavoro sia influenzato dalla cultura popolare e dai fenomeni sociali. Il racconto de “La Chimera” si inserisce in un contesto in cui il valore delle cose è messo in discussione, e la regista esplora la figura del tombarolo come simbolo di una società che mercifica tutto. La sua narrazione è un invito a riflettere su ciò che consideriamo sacro e su come il cinema possa aiutarci a comprendere meglio il mondo che ci circonda.
Il futuro del cinema
Concludendo l’incontro, Rohrwacher ha lanciato un messaggio agli studenti: “Guardate il cinema come è nato, senza lunghezza. Scardinate la gerarchia secondo cui il cortometraggio è qualcosa di serie B. Tutto è cinema”. Questo invito a esplorare la fragilità e la piccolezza nel cinema è un richiamo a una nuova generazione di cineasti a cercare la bellezza nelle piccole cose e a dare voce a storie che meritano di essere raccontate. La regista ha dimostrato che il cinema può essere un potente strumento di riflessione e cambiamento, capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano.