Il cinema muto rivive a Parigi con proiezioni uniche e musica dal vivo

Un festival che celebra il cinema muto con proiezioni e retrospettive inedite

Un viaggio nel tempo attraverso il cinema muto

La Fondation Jérôme Seydoux-Pathé di Parigi si trasforma in un palcoscenico per il cinema muto, ospitando un festival che promette di incantare gli appassionati di cinema e musica. Con un programma che prevede 15 proiezioni, tutte accompagnate da musica dal vivo, l’evento si propone di esplorare paesi e temi spesso trascurati dalla storia del cinema. Grazie alla collaborazione con Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, il festival offre un’opportunità unica per riscoprire opere dimenticate e per immergersi in una cultura cinematografica ricca e variegata.

Retrospettive dedicate a Uzbekistan e America Latina

Quest’anno, il festival si concentra su retrospettive significative, in particolare sull’Uzbekistan e sull’America Latina. I film selezionati non solo intrattengono, ma offrono anche uno spaccato delle transizioni culturali e politiche di questi territori. Ad esempio, “La seconda moglie” (1927) di Mikhail Doronin e “La figlia del Santo” (1931) di Oleg Frelikh mettono in luce la condizione femminile in un contesto di cambiamento, mostrando come le tradizioni si scontrino con i nuovi ideali imposti dal regime sovietico.

Anna May Wong: una star da riscoprire

Il festival non dimentica di rendere omaggio a figure iconiche del cinema muto, come Anna May Wong, la prima star hollywoodiana di origine cinese. Con proiezioni di “Dinty” (1920) e “Song” (1928), il pubblico avrà l’opportunità di apprezzare il talento e la bellezza di una donna che ha sfidato le convenzioni del suo tempo. Questi film raccontano storie di lotta e resilienza, riflettendo le esperienze di una giovane donna in cerca di amore e accettazione in un mondo ostile.

Classici e restauri recenti

Il programma include anche classici del cinema muto, come “Rapsodia satanica” (1917) di Nino Oxilia, con una colonna sonora di Pietro Mascagni, e “Tre donne” (1924) di Ernst Lubitsch, che esplorano temi di amore, inganno e vendetta. Inoltre, il festival presenta restauri recenti come “Saxophon-Susi” (1928) di Karel Lamač, una commedia frizzante che gioca con l’identità e le aspirazioni artistiche. Questi film non solo intrattengono, ma offrono anche spunti di riflessione su questioni sociali e culturali ancora attuali.

Scritto da Redazione Cineverse

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