Un viaggio attraverso le opere di una regista che esplora l'immigrazione e le voci dimenticate
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Costanza Quatriglio, documentarista siciliana, ha saputo catturare l’attenzione del pubblico con le sue opere che affrontano temi complessi come l’immigrazione e i diritti umani. In occasione della retrospettiva a lei dedicata da Docusfera, la regista ha condiviso la sua visione artistica e il suo approccio unico alla narrazione. “Quando mi dicono che ho fatto un film coraggioso, io mi incazzo”, ha dichiarato, sottolineando come il coraggio non sia solo una questione di audacia, ma anche di responsabilità nel raccontare storie vere.
Il cortometraggio “Breve film d’amore e libertà” (2009) è un esempio lampante della sua capacità di esplorare il tema dell’immigrazione. Attraverso una serie di telefonate tra un immigrato afghano, Mohammad Jan, e sua madre, Quatriglio riesce a trasmettere l’intensità e la complessità dei legami familiari spezzati dalla distanza e dalla guerra. La regista ha spiegato che l’uso della voce è fondamentale: “La voce equivale alla lingua, quindi ho voluto costruire questo racconto fatto di ellissi continue”. Questo approccio narrativo permette di esplorare le sfide dell’identità e della comunicazione in un contesto di migrazione.
Durante l’incontro, Quatriglio ha anche riflettuto sullo stato attuale del documentario in Italia. “Oggi c’è una maggiore libertà rispetto al pluralismo dell’offerta”, ha affermato, evidenziando come le piattaforme digitali abbiano aperto nuove opportunità per i cineasti. Tuttavia, ha avvertito che questa libertà può portare a una standardizzazione dei contenuti, dove solo alcune opere eccezionali riescono a emergere. La sua esperienza personale, iniziata senza una formazione specifica nel documentario, dimostra che la passione e la curiosità possono portare a risultati straordinari.