Il potere del cinema nel raccontare le atrocità della guerra

Un'analisi del film vincitore di Archivio Aperto 2024 e delle sue tematiche

Il potere del cinema nel raccontare le atrocità della guerra
Il film ‘Silence of Reason’, diretto dalla regista jugoslava Kumjana Novakova, ha recentemente vinto il prestigioso premio di Archivio Aperto 2024. Questa opera cinematografica affronta in modo crudo e diretto le violenze subite dalle donne durante il conflitto in Bosnia ed Erzegovina, scoppiato nel 1992. La guerra, che sembra un capitolo lontano della storia, torna a farci riflettere, specialmente in un periodo in cui nuovi conflitti scuotono l’Europa orientale.

La violenza sistematica come crimine contro l’umanità

La guerra dell’ex-Jugoslavia ha segnato un punto di svolta nella storia dei diritti umani, poiché è stata la prima volta in cui un tribunale internazionale ha riconosciuto lo stupro come un’arma di guerra sistematica. Le donne bosniache sono state vittime di atrocità inimmaginabili, e questo film si propone di dare voce a quelle esperienze. Attraverso materiali forensi e testimonianze, ‘Silence of Reason’ mette in luce la brutalità e la sistematicità di queste violenze, trasformando il dolore in un racconto visivo che non può essere ignorato.

Un viaggio visivo tra memoria e oblio

La regista utilizza un approccio innovativo, combinando immagini di luoghi che un tempo erano abitati da vite normali con le parole delle vittime. Questo contrasto crea un senso di angoscia palpabile, costringendo lo spettatore a confrontarsi con la realtà di ciò che è accaduto. Le immagini di Foĉa, un paese segnato dall’orrore, diventano un simbolo di un passato che non può essere dimenticato. La scelta di utilizzare materiali forensi, privi di emozioni, evidenzia la freddezza del male, mentre le voci delle vittime risuonano forti e chiare, rendendo impossibile distogliere lo sguardo.

Il ruolo del cinema nella memoria collettiva

Il cinema ha il potere di trasformare storie personali in narrazioni universali. ‘Silence of Reason’ non è solo un film; è un atto di resistenza contro l’oblio. La regista riesce a catturare l’essenza della sofferenza umana, rendendo visibili le atrocità che spesso rimangono nascoste. La sua opera è stata premiata non solo per la sua qualità artistica, ma anche per la sua capacità di affrontare temi scomodi e necessari. In un mondo in cui le immagini di conflitti e violenze scorrono quotidianamente, questo film ci invita a riflettere su ciò che significa essere testimoni e portatori di memoria.

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