Il potere del documentario: la storia di 50 anni di CLU

Un viaggio attraverso la storia della cooperativa sociale CLU e il suo legame con la salute mentale

Un viaggio nella storia di CLU

La rassegna Docusfera 2024 ha portato alla ribalta la figura di Erika Rossi, regista del documentario “50 anni di CLU”, un’opera che celebra la prima cooperativa sociale al mondo, fondata nel 1972. Questo film, presentato al Trieste Film Festival, non è solo un tributo a un’importante istituzione, ma un’esplorazione profonda delle sue radici e del suo impatto sulla società contemporanea. La regista, attraverso un linguaggio visivo evocativo, riesce a trasmettere l’essenza di un viaggio che non è mai veramente concluso, ma che continua a risuonare nel presente.

Il legame con Franco Basaglia

Il documentario si intreccia con la figura di Franco Basaglia, psichiatra e neurologo che ha rivoluzionato il modo di concepire la salute mentale in Italia. Rossi sottolinea come la storia di CLU sia intrinsecamente legata al pensiero basagliano, un approccio che ha messo al centro la persona e la comunità. La regista descrive il suo lavoro come una “scatola cinese”, dove le storie di vita si intrecciano e si sovrappongono, creando un mosaico di esperienze che riflettono la complessità della fragilità umana. Attraverso le testimonianze di chi ha vissuto e lavorato all’interno di questa cooperativa, il film riesce a trasmettere un senso di solidarietà e appartenenza che trascende il tempo.

Un linguaggio visivo evocativo

Rossi si è trovata di fronte alla sfida di raccontare una storia complessa, e per farlo ha scelto di utilizzare la figura di un cicerone, Massimo Cirri, che guida lo spettatore attraverso i nodi salienti della narrazione. Questo approccio permette di rendere accessibili temi profondi e spesso trascurati, come la vita nei manicomi e il cambiamento sociale avvenuto grazie al lavoro di Basaglia. La regista evidenzia l’importanza della ricerca di archivi e testimonianze, un processo che ha richiesto anni di lavoro e dedizione. La varietà di materiali raccolti, provenienti da psicologi, psichiatri e cineasti, arricchisce ulteriormente il racconto, offrendo una visione sfaccettata e autentica della realtà sociale e culturale di quegli anni.

Scritto da Redazione Cineverse

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