Il potere del teatro: come ventitré donne napoletane riscoprono la loro voce

Un documentario che esplora la forza del teatro come strumento di liberazione per le donne

Il documentario “Si dice di me” e il suo impatto sociale

Alla 19esima Festa del Cinema di Roma, il documentario “Si dice di me”, diretto da Isabella Mari, ha catturato l’attenzione del pubblico per la sua potente narrazione. Il film racconta la storia di ventitré donne napoletane che utilizzano il teatro come strumento catartico per affrontare e ribellarsi ai limiti imposti dalla loro cultura. Attraverso le performance, queste donne non solo esprimono le loro esperienze personali, ma riscoprono anche la loro identità e voce in un contesto sociale spesso opprimente.

Marina Rippa: la guida di un viaggio di liberazione

Il gruppo è guidato da Marina Rippa, un’attrice e regista che da oltre trent’anni porta avanti un progetto teatrale innovativo. La sua forza e resilienza sono state descritte dalla regista come “rare” e fondamentali per il successo del film. Marina ha creato uno spazio sicuro dove le donne possono esplorare le loro storie e trasformarle in arte. Questo approccio ha permesso a ciascuna di loro di affrontare le proprie esperienze di vita, creando performance che sono una vera e propria liberazione personale.

Il processo di creazione e la fiducia reciproca

Le riprese di “Si dice di me” si sono protratte per quattro anni, un periodo durante il quale la regista ha dovuto guadagnarsi la fiducia delle protagoniste. Isabella Mari ha sottolineato l’importanza della sensibilità nel documentare storie così intime. “Quando le storie diventavano delicate, spegnevo la camera”, ha dichiarato, evidenziando il rispetto per la privacy delle donne. Questo approccio ha creato un ambiente in cui le protagoniste si sentivano libere di esprimersi senza timori, permettendo loro di condividere esperienze che altrimenti sarebbero rimaste inascoltate.

Il ruolo del teatro nella vita delle donne

Il teatro, in questo contesto, non è solo un’arte, ma un mezzo di resistenza e affermazione. Le performance non riproducono storie già esistenti; sono frutto di un processo creativo collettivo che riflette le esperienze vissute dalle donne. Questo aspetto è stato fondamentale per la regista, che ha scoperto una nuova dimensione del potere dell’arte. “Ho sempre creduto nella potenza che ha l’arte, ma non conoscevo questa potenza in questa modalità di fare teatro”, ha affermato Mari, sottolineando come il lavoro di Marina Rippa abbia aperto nuove strade per la narrazione teatrale.

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