Un festival che celebra il documentario con opere toccanti e significative.
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Il Rome International Documentary Festival (RIDF) si è concluso il , lasciando un segno indelebile nel panorama cinematografico internazionale. Quest’edizione ha visto la partecipazione di opere straordinarie, suddivise in tre sezioni competitive: World-Doc, Ita-Doc e Short-Doc. Ogni sezione ha messo in luce storie che toccano temi universali, rendendo il festival un’importante piattaforma per i documentaristi di tutto il mondo.
Nella sezione World-Doc, il premio è andato a 1489 di Shoghakat Vardanyan, un documentario che racconta la reazione di una famiglia alla scomparsa di un soldato. Questo lavoro ha colpito la giuria per la sua profonda umanità e la capacità di affrontare temi delicati con sensibilità. Un premio speciale è stato conferito a Songs of Slow Burning Earth di Olha Zhurba, presentato a Venezia, mentre una menzione speciale è andata a Alma del Desierto di Mónica Taboada-Tapia, che ha saputo catturare l’attenzione per la sua narrazione evocativa.
Per quanto riguarda la sezione Ita-Doc, il miglior documentario è stato Quir di Nicola Bellucci, che esplora gli ultimi anni della comunità queer di Palermo. Questo lavoro ha ricevuto elogi per la sua capacità di raccontare storie di vita autentiche e significative. Menzioni speciali sono state assegnate a Tineret di Nicolò Ballante e Come se non ci fosse un Domani di Riccardo Cremona e Matteo Keffer, entrambi incentrati su giovani che affrontano sfide sociali e ambientali. Il premio AAMOD è andato a L’Era dell’Oro di Camilla Iannetti, che narra la storia di una ragazza incinta e il suo legame con la famiglia.
Nella sezione Short-Doc, ha trionfato Negli Occhi di Adèle di Marie Alice Falys, un corto che segue le riflessioni di una giovane ragazza sul suo futuro. La menzione speciale è stata conferita a Sewing Machine di Ülo Pikkov, un’opera che racconta la storia della bisnonna del regista durante la guerra d’Indipendenza ucraina. Il festival ha anche assegnato premi speciali, tra cui quello del pubblico a Vakhim di Francesca Pirani e il premio ZaLab a Bosco Grande di Giuseppe Schillaci, evidenziando l’importanza del coinvolgimento del pubblico nella celebrazione del documentario.