Argomenti trattati
Il potere evocativo di Jeanne Dielman
Nel 2022, il film Jeanne Dielman, 23, Quai du Commerce, 1080 Bruxelles è stato proclamato il miglior film di tutti i tempi dalla rivista “Sight and Sound”. Questo riconoscimento non è casuale, poiché l’opera di Chantal Akerman riesce a catturare l’essenza della vita quotidiana di una donna attraverso uno sguardo unico e profondamente femminile. La protagonista, interpretata da Delphine Seyrig, è una vedova che vive in un appartamento a Bruxelles con il figlio adolescente, Sylvain. La sua esistenza è scandita da una routine meticolosa, dove ogni azione, dal preparare il caffè al fare la spesa, diventa un rituale che riflette la sua condizione di vita.
Una rappresentazione della solitudine femminile
Akerman utilizza un linguaggio cinematografico minimalista, caratterizzato da piani fissi e lunghe inquadrature, per mettere in evidenza la monotonia e la ripetitività della vita di Jeanne. A differenza di altri registi, che tendono a eliminare le parti noiose della vita, Akerman le abbraccia, rivelando il potere evocativo del cinema. La mancanza di musica extradiegetica e i silenzi carichi di tensione creano un’atmosfera di claustrofobia, in cui lo spettatore è costretto a confrontarsi con i pensieri e le emozioni represse della protagonista.
Il significato del tempo e della routine
Il film si sviluppa su tre giorni, ognuno dei quali mostra lievi variazioni nella routine di Jeanne, suggerendo una crescente frustrazione e una perdita di controllo. Le piccole disfunzioni quotidiane, come un bottone perso o un caffè bruciato, diventano simboli di una vita che sta per esplodere. La lunghezza delle riprese, che supera il minuto, invita lo spettatore a riflettere su ogni gesto e ogni pensiero, creando un legame profondo con la protagonista. Quando Jeanne si ferma a riflettere, il suo sguardo perso nel vuoto rivela un’angosciante consapevolezza della sua condizione.
Un atto di ribellione
Il climax del film culmina in un gesto violento, che rappresenta l’estremo atto di ribellione di Jeanne contro una vita di automatismi e sofferenza. La lettera della sorella dal Canada e la poesia di Charles Baudelaire evocano una perdita di giovinezza e un senso di inadeguatezza nel ruolo di madre. Questo momento di rottura segna la fine della sua esistenza come soggetto desiderante, trasformandola in un oggetto abusato dalla società patriarcale. Jeanne Dielman non è solo un film, ma un manifesto di resistenza e una critica alla condizione femminile.