La recensione di Jojo Rabbit, commedia premio Oscar di Taika Waititi con una straordinaria Scarlett Johansson nel cast
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Su Infinity è disponibile l’acclamata commedia agrodolce Jojo Rabbit, capace di conquistare la statuetta della miglior sceneggiatura non originale agli Oscar del 2020.
Germania nazista, 1945: Johannes Betzler, soprannominato Jojo, è un bambino di 10 anni che passa le proprie giornate assieme al suo amico immaginario, un bambinesco e strampalato Adolf Hitler, per cui ha una cieca ammirazione.
La sua vita cambierà quando scoprirà che la madre Rose nasconde in casa una giovane ragazza ebrea con cui Jojo sarà costretto a convivere. I pregiudizi imposti dalla propaganda antisemita cadranno uno dopo l’altro creando una solido legame fra i due.
La pellicola del 2020 è diretta dal brillante attore e regista neozelandese Taika Waititi, conosciuto per il blockbuster targato Marvel “Thor Ragnarock”, e che in Jojo Rabbit veste i panni della versione immaginaria di Adolf Hitler.
Nel ruolo del protagonista c’è il giovanissimo Roman Griffin Davis alla sua prima apparizione sul grande schermo. Completano il cast Scarlett Johansson nel ruolo dell’amorevole madre Rose e l’attore Sam Rockwell in quello dell’eccentrico ex capitano delle SS ora istruttore della gioventù hitleriana.
Non è facile creare pellicole che trattino temi come il nazismo e l’olocausto, evitando di cadere nella banalizzazione e nella spettacolarizzarne della tragedia storica. Un livello di difficoltà che sale quando le tematiche vogliono essere unite alla commedia.
Jojo Rabbit riesce con successo a mostrare la tragedia personale e universale della seconda guerra mondiale attraverso la mente di un bambino di 10 anni, senza sovrastrutture o pregiudizi storici.
Waititi attraverso lo sguardo innocente di Jojo riesce a farci capire quanto la macchina di propaganda nazista sia stata fondamentale per attuare un vero e proprio lavaggio del cervello, spingendo le giovani leve al fanatismo verso la causa tedesca.
Non a caso l’amico immaginario del bambino ha le fattezze caricaturali di Hitler, a cui Jojo si appella per i più svariati consigli. La conoscenza diretta con Elsa, quella che viene considerata il nemico, svela tutte le bugie che i gerarchi nazisti si sono inventati per mettere in guardia le giovani menti dal pericolo ebraico.
La fiducia nel Fuhrer comincia a vacillare con la complicità dell’avvicinarsi delle truppe alleate a Berlino, con la morte della madre Rose impiccata per tradimento dal terzo Reich e con il graduale innamoramento del piccolo Jojo nei confronti di Elsa.
Un film di formazione che con grande semplicità ed ironia riesce a mostrare gli orrori della guerra e l’importanza dell’incontro con il diverso per sviluppare una mentalità aperta e inclusiva, che porti a ragionare attraverso le proprie concezioni e senza nessuna imposizione dall’alto.
Senza dubbio una delle pellicole migliori del 2019, Jojo Rabbit fonde sapientemente commedia e dramma senza dimenticare di lanciare un messaggio che parrebbe scontato e conformista, ma che in questi anni turbolenti si dimostra sfortunatamente ancora attuale.