Argomenti trattati
Un regista emergente e una storia avvincente
Mattia Riccio, giovane regista romano, si fa notare con la sua opera prima “La figlia del bosco”, un film che mescola horror psicologico e tematiche ambientaliste. La pellicola si apre con un voice over evocativo che denuncia la profanazione della natura da parte dell’uomo, creando un’atmosfera di tensione e inquietudine. La storia segue Bruno, un cacciatore che, dopo aver perso l’orientamento in un bosco misterioso, si ritrova intrappolato in un incubo. La narrazione si sviluppa in un contesto di crescente claustrofobia, dove la natura stessa diventa un giudice implacabile.
Un’ambientazione suggestiva e inquietante
Le riprese, effettuate tra il Monte Terminillo e il Monte Livata, offrono paesaggi mozzafiato che contrastano con l’oscurità della trama. La fotografia di Santiago Serratos, sebbene efficace, non riesce a catturare appieno il potenziale evocativo del racconto. Le sequenze all’interno della casa, in particolare, risultano poco curate, lasciando un senso di incompletezza. Tuttavia, la colonna sonora riesce a trasmettere l’angoscia e il mistero che permeano l’intera opera, accompagnando lo spettatore in un viaggio emotivo.
“La figlia del bosco” non è solo un film horror; è anche una riflessione profonda sul rapporto tra uomo e natura. La figura della giovane creatura, nata per proteggere il bosco, rappresenta una risposta brutale all’irrispetto umano. La pellicola si distingue per il suo approccio crudo e pessimista, in netto contrasto con opere come “Principessa Mononoke” di Hayao Miyazaki, che pur affrontando temi simili, lasciano intravedere una speranza. Riccio, invece, presenta una visione più oscura, dove la natura si ribella e punisce l’uomo per le sue azioni distruttive.
Un’opera che sfida le convenzioni
Con “La figlia del bosco”, Mattia Riccio si inserisce nel panorama del cinema horror italiano, raramente disposto a esplorare il fantastico. La sua regia, pur con alcune imperfezioni, dimostra una chiara visione artistica e una volontà di affrontare temi scomodi. La pellicola, con i suoi dialoghi a tratti eccessivi, riesce comunque a mantenere alta l’attenzione dello spettatore, grazie a un’interpretazione convincente di Davide Lo Coco nel ruolo di Bruno. La tensione cresce man mano che la trama si sviluppa, portando a un finale che lascia il pubblico con interrogativi e riflessioni.