Recensione della classica commedia all'italiana Parenti Serpenti (1992) di Mario Monicelli, massimo esponente della commedia nostrana
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Recensione di Parenti Serpenti (1992), una delle ultime pellicole del maestro della commedia all’italiana e pluricandidato premio Oscar Mario Monicelli.
Si stanno per festeggiare le vacanze natalizie e , come tutti gli anni, una famiglia si riunisce a Sulmona, in Abruzzo, per festeggiarle a casa dei genitori Saverio (Paolo Panelli), un ex carabiniere con un principio di demenza senile, e Trieste (Pia Velsi), arzilla moglie e casalinga.
La famiglia allargata, composta da quattro nuclei distinti, trascorre le vacanze nella tranquillità famigliare tra vecchi ricordi e aneddoti. Ma il giorno di Natale, dopo lo scambio dei regali, Trieste annuncia che i due coniugi, data l’avanzata età, non se la sentono più di vivere in solitudine e che andranno a vivere con la famiglia di uno dei quattro figli e saranno loro stessi a decidere chi se ne dovrà prendere cura.
Il già fragile equilibrio famigliare viene messo a dura prova riportando a galla risentimenti che provocheranno feroci litigi rovinando la rilassata atmosfera natalizia.
All’interno della pellicola sono presenti alcuni dei più apprezzati attori della scena italiana.
Alfredo, insegnate di letteratura in un istituto femminile, è interpretato da Alessandro Haber, attore teatrale e cinematografico, che ha lavorato con alcuni dei più grandi registi del cinema italiano come Marco Bellocchio in La Cina è vicina (1967), Nanni Moretti in Sogni d’oro (1981) e coi fratelli Taviani nella pellicola Sotto il segno dello scorpione (1969).
Monica Scattini, interprete della casalinga appassionata di quiz televisivi Milena, vince il premio come miglior attrice non protagonista nella pellicola Maniaci Sentimentali (1994) diretta da Simona Izzo.
Ma la notorietà arriverà nei ruoli comici a partire dagli anni ’90 in pellicole come Selvaggi (Carlo Vanzina, 1995), Simpatici e Antipatici (Christian De Sica, 1998) e Scacco Pazzo (Alessandro Haber, 2003).
La nevrotica bibliotecaria Lina è interpretata da Marina Confalone, importante attrice teatrale che ha sempre alternato le produzioni teatrali di Edoarde De Filippo con le apparizioni cinematografiche, spesso nel ruolo di caratterista recitando accanto ad attori come Alberto Sordi, Paolo Villaggio e Gigi Proietti.
La pellicola di Mario Monicelli si posiziona perfettamente all’interno del suo pensiero poetico e filosofico, criticando aspramente la facciata perbenista della classica famiglia borghese italiana che in realtà cova al proprio interno dissapori e odi che esplodono per questioni veniali o quando nessuno vuole assumersi le proprie responsabilità.
Il tutto viene raccontato dalle parole di un bambino al ritorno a scuola leggendo il classico tema sulle vacanza natalizie. Le parole del bambino raccontano ogni evento, ogni brutta parola e ogni risentimento che gli adulti, i più grandi covano tra di loro.
Parole prive di odio, giudizio e risentimenti ma intrise di pietà verso quel mondo al quale anche lui si dovrà approcciare una volta cresciuto e dal quale probabilmente verrà risucchiato senza poter opporsi.
Monicelli riesce perfettamente a bilanciare il divertimento che lo spettatore prova per tutta la visione con alcuni momenti di alta drammaticità ed ironia, ma con un finale tanto surreale quanto diabolico che fa letteralmente esplodere il film e lasciando un senso di tristezza negli occhi e nel corpo dello spettatore.
Una commedia ben orchestrata che sa far divertire in ogni suo frangente ma che, non per questo, rinuncia alla critica della società italiana che Monicelli mette in scena in modo puntuale, sferzante e veritiero.