Pensavo fosse amore e invece era un calesse è il penultimo film di Massimo Troisi, dove il comico napoletano riflette con amarezza sull'amore.
Massimo Troisi è uno degli attori più amati del cinema italiano. La sua carriera breve ma costellata di successi inizia con l’indimenticabile Ricomincio da tre del 1981, insieme all’amico Lello Arena, e si conclude con il Postino, che valse a Troisi tre nomination agli Oscar del 1996 come miglior regia, sceneggiatura non originale e miglior attore, senza però ottenere alcuna statuetta.
Uno dei suoi film più belli è Pensavo fosse amore invece era un calesse, uscito in sala il 20 dicembre del 1991 con un immediato successo al botteghino di oltre 15 miliardi di lire e con protagonista la splendida Francesca Neri.
Pensavo fosse amore invece era un calesse è una storia d’amore veemente e problematica, dove si rimesta gioia e dolore, orgoglio e dipendenza, dove lo spauracchio è non rimanere da soli con se stessi. Su questo fondo amaro, il genio di Massimo Troisi introduce tutti i cardini del suo cinema: la paura dell’altro (rivisitazione comica dell’incomunicabilità di Antonioni), la timidezza d’animo che sfocia nel malinteso e l’ossessione di essere amati.
In questa storia Tommaso e Cecilia (rispettivamente Troisi e la Neri) sono una coppia innamorata che sta convolando a nozze, ma i dubbi e l’ossessione di venir feriti mina il loro rapporto alla base. Cecilia si convince che Tommaso abbia un’amante, a tal punto da stalkerare il partner e tirargli con violenza i capelli. Un’interessante riflessione dei primi anni ’90, considerati questi becerissimi anni di femminicidi, dove l’uomo è un porco violento. A prescindere.
Tommaso e Cecilia si lasciano, prendendo strade diverse. Cercano di rifarsi una vita ma annaspano nei loro errori, perché sono ancora dipendenti l’uno dall’altra, e su questa situazione Troisi, sceneggiatore e regista, sviluppa le storie comiche dei personaggi secondari: su tutti quella di Amedeo, ruolo che ai David di Donatello del 1992 fece vincere all’attore Angelo Orlando il premio come miglior attore non protagonista, o quello di Enea, interpretato da un bravo Marco Messeri.
Nel finale si ritorna crudelmente al punto d’inizio: Tommaso e Cecilia cedono ai loro bisogni e decidono di sposarsi, ma il giorno delle nozze Tommaso confida a un’indovina di non amare più Cecilia perché uomo e donna non sono fatti per il matrimonio, e affermando che la sposerà comunque.
Qual è il significato del film e del suo enigmatico titolo? La risposta la diede lo stesso Massimo Troisi in un’intervista dopo l’uscita del film.
“Perché calesse?…Si possono trovare tante cose con il calesse: si va piano, si va in uno, si va in due, ci sta pure il cavallo…Quando non è più amore ma calesse, bisogna avere il coraggio della fine, piano piano, con dolcezza, senza fare male”.
L’idea di Troisi è abbastanza chiara: l’amore è spontaneità e non deve essere confuso con la passione di coppia o il matrimonio. Se potete recuperate questo film fatelo così da ridere e riflettere grazie alla genialità di uno dei più importanti attori italiani di sempre.