Bella, morta suicida, viene riportata in vita da un bizzarro scienziato.
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Dopo essersi aggiudicato il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e ben undici candidature agli Oscar 2024, finalmente è arrivato anche nelle sale italiane Povere creature!, l’ultimo film di Yorgos Lanthimos. Emma Stone torna a lavorare con il regista greco e regala una performance eccezionale. Al cinema dal 25 gennaio.
Bella Baxter (Emma Stone) si suicida e viene riportata in vita da un rivoluzionario e bizzarro medico, Godwin Baxter (Willem Dafoe), nel contesto di una Londra vittoriana dai toni steampunk. La giovane decide di fuggire all’estero con il losco e affascinante Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo). Il film segue le sue avventure mentre cerca di scoprire se stessa e il mondo che la circonda.
Povere creature! è tratto dall’omonimo romanzo del 1992 di Alasdair Gray: si tratta di un racconto di formazione, un vero e proprio percorso di autodeterminazione femminile. Yorgos Lanthimos prende questo bildungsroman e lo narra nel suo stile surreale e spiazzante. Il regista greco mette in scena una società fantastica, ma pur sempre simile alla nostra. La sua estetica dell’assurdo porta con sé lenti grandangolari, una colonna sonora a dir poco disturbante, una fotografia incredibilmente vivace e costumi e scenografie tanto sfacciati quanto stravaganti. Attraverso il suo sguardo deforme e dissacrante, riflette sulle convenzioni, sull’eros e sui tabù nel raccontare il percorso di autoaffermazione della protagonista, Bella Baxter. Lanthimos ama trasportare lo spettatore all’interno di contesti grotteschi, tuttavia la sua intenzione non è quella di scioccare il pubblico, vuole provocarlo. Il suo scopo è quello di ragionare su ciò che è considerata la norma, la decostruisce, ci gioca. È esattamente ciò che fa anche il personaggio interpretato da Emma Stone: Bella è totalmente slegata dalle convenzioni sociali, vuole comprenderle, studiarle e lo fa attraverso i suoi modi bizzarri.
Il tema della scoperta è centrale all’interno del film. Bella è intraprendente, curiosa e votata all’esplorazione. Vuole conoscere il mondo, vuole esperirlo e lo fa attraverso il sesso, il rapporto con gli altri e lo studio. Il suo comprendere se stessa e ciò che la circonda avviene in gran parte proprio tramite il rapporto con il suo corpo. In Lanthimos, l’esplorazione di sé e la conoscenza dell’altro passano dalla fisicità, in maniera tanto esplicita quanto naturale. Il regista ha già esplorato la dimensione erotica femminile in La Favorita, ma, in quel caso, essa era strettamente collegata ai giochi di potere che ruotano attorno alla corte della regina Anna. In Povere creature!, invece, il corpo diventa mezzo di conoscenza e acquisisce tratti cronenberghiani, una carnalità quasi ossessiva, ma liberatoria. L’aspetto legato al sesso e quello legato allo studio si intrecciano in un simposio che tende al desiderio di conoscenza.
Anche la filosofia all’interno del film ha un peso determinante nel percorso della protagonista. Bella si costruisce da sola, sperimentando avventure di ogni genere, ma la sua bramosia di sapere non si esaurisce solo attraverso l’esperienza. Infatti, è la scoperta dello studio ad aprire la sua mente, a permetterle non solo di esprimere meglio i suoi pensieri, ma anche di ragionare sulle sue convinzioni. In questo senso, la filosofia in Povere creature! è davvero intesa nel suo senso etimologico, phílos sophía, ovvero amore per la conoscenza. Davanti al cinismo e alla rassegnazione che incontra, Bella rimane fiduciosa nel miglioramento del singolo e dell’umanità. La crescita del personaggio nel corso della narrazione avviene in maniera graduale, assolutamente credibile e perfettamente veicolata da una Emma Stone davvero al top della forma.
Lanthimos si focalizza su un altro tema fondamentale in Povere creature!, ovvero il concetto di libertà. Si tratta di un argomento frequente nella sua filmografia, nella quale è spesso la società ad imprigionare i personaggi, come in The Lobster. Altre volte la gabbia è legata al contesto famigliare, come in Dogtooth e, con una sfumatura diversa, ne Il sacrificio del cervo sacro. In questo caso, sono diverse le costrizioni da cui bella si deve liberare: da una parte la reclusione nella casa di Godwin Baxter, dall’altra la prigionia legata agli uomini che vorrebbero assoggettarla. La liberazione dalla segregazione a cui voleva sottoporla il suo creatore è perfettamente rappresentata dalla trasformazione fotografica compiuta dal DOP, Robbie Ryan. Il primo capitolo del film, infatti, è in bianco e nero, una palette che mima una visione limitata e parziale. Nel momento in cui Bella inizia a viaggiare, invece, sullo schermo si vede una vera e propria esplosione di colori, a rappresentare l’allargamento degli orizzonti della protagonista, una percezione più completa, ricca e sfaccettata. Bella deve lottare per la sua autodeterminazione anche di fronte agli uomini che vorrebbero limitarla: dalla possessività martellante del personaggio di Mark Ruffalo fino alla promessa aberrante di una castrazione non solo della sua indipendenza, bensì anche fisica. La sua volontà e tenacia nel raggiungere l’emancipazione sono ben rappresentate nel momento liberatorio per eccellenza nei film del regista greco: la sequenza di ballo. Si tratta di un elemento ricorrente in Lanthimos, per il quale la danza assume una funzione catartica, quasi sacra. Ne La Favorita, la performance durante la festa a corte è bizzarra e inconsueta, sottolinea il contrasto fra la libertà di movimento del personaggio di Rachel Weisz e la condizione di immobilismo in cui si trova la regina Anna. In The Lobster, il regista sottolinea invece la dimensione individuale legata alla musica, pur sempre liberatoria anche se non condivisa.
Yorgos Lanthimos porta sullo schermo una storia di autodeterminazione, che fa riflettere sui costrutti sociali e sul concetto di libertà. Presenta uno studio sulla complessità dell’essere umano a tutto tondo, in particolare sul percorso di crescita femminile e sull’importanza dell’esplorazione disinibita di sé. Un film assolutamente sorprendente, ironico, assurdo e profondo.