La causa della morte di Robin Williams è avvolta nel mistero ma è la moglie dell'attore a svelare la verità.
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“O capitano, mio capitano” è una delle più celebri frasi del cinema americano, pronunciate dal professor Keating nel film L’Attimo Fuggente (1989). Robin Williams interpretò questo personaggio divinamente, facendolo entrare nel cuore di intere generazioni e nella storia dello spettacolo. Come dimenticare poi le sue performance incredibili e la sua unica comicità in Mrs. Doubtfire. Williams era uno di quegli attori la cui originalità e peculiarità non incontrano limiti, di quelle a cui neanche la montagna di Oscar e Golden Globe ricevuti può rendere omaggio.
Robin Williams fu uno degli attori più conosciuti del nostro secolo. Saremmo banali nel dire che un attore così, conosciuto e amato in tutto il mondo, non poteva fare una fine troppo ordinaria con tale carriera alle spalle. Il 14 agosto del 2014 Robin Williams, all’età di 63 anni, viene ritrovato morto nella sua casa a Paradise Cay in California. A trovarlo la sua assistente e subito la chiamata al 911. L’attore giaceva asfissiato in camera da letto, con una cintura intorno alla gola ben agganciata in mezzo alla porta dell’armadio e insieme ad alcuni tagli sui polsi provocati da un coltello trovato lì vicino, con chiare tracce di sangue sopra. Una scena da film, ma questa volta per Robin non c’era nessun ciak in coda, era tutto vero. Il primo a diffondere l’ipotesi di morte per asfissia da impiccagione fu lo sceriffo di Marin Country, ma il suicidio parve a tutti lampante.
Sono tante le storie di attori, cantanti, musicisti la cui morte è stata così scenica. Basti pensare alla cantante Whitney Houston, trovata morta in una vasca da bagno a Beverly Hills, o al mistero che avvolge la scomparsa di Michael Jackson. Ma tra tutto ciò che si è detto e raccontato, cosa ha spinto davvero Robin ad uccidersi?
Subito l’autopsia non rivela tracce nel sangue né di alcol né di droga, e ciò può essere sorprendente in quanto l’attore aveva dichiarato di star combattendo da anni contro la dipendenza da alcolismo e inoltre di aver fatto uso, in passato, di sostanze stupefacenti. Ad essere più precisi, Williams stava appunto affrontando un secondo percorso di riabilitazione per disintossicarsi dall’alcol al momento della morte. Le uniche tracce trovate sono state quelle di alcuni farmaci, indispensabili per tenere sotto controllo la sua malattia, l’attore infatti era affetto da qualche tempo dal morbo di Parkinson. Molto interessante è sapere come visse Robin Williams gli ultimi giorni prima del presunto suicidio.
C’è di più, nella prima intervista post mortem Susan Schneider, terza e allora attuale moglie del grande attore, ha dichiarato che l’uomo soffriva di un’altra patologia, sempre correlata al Parkinson: la demenza da corpi di Lewy. Questo tipo di demenza ha una grande varietà di sintomi: non solo insonnia e costipazione, ma anche rigidità muscolare, ansia, depressione e allucinazioni. Robin, diceva Susan, era perfettamente cosciente di essere malato e del peggioramento contro cui stavano andando il suo corpo e la sua mente. Semplicemente, ad un certo punto, non è più riuscito a convivere con questo mostro malvagio che ormai andava quotidianamente a trovarlo. “Vorrei poter riavviare il mio cervello”, diceva.
Susan, la moglie di Robin Williams rivela, per non alimentare notizie false sul marito: è stata la malattia ad uccidere Robin, non la depressione. L’attore infatti cercava comunque di conservare quello spirito che lo ha sempre contraddistinto, e anche se la sera prima della morte sembrava tranquillo e rilassato, l’aumentare delle allucinazioni lo ha probabilmente portato ad un punto di rottura, preferendo una morte veloce ad una vita passata nel terrore e nell’incubo quotidiano. Alla domanda di quale fosse il film di Robin che preferiva, Susan risponde: “Robin l’essere umano, il miglior film che io abbia mai visto“.