ll compositore romano si è spento questa mattina in una clinica romana, ma la sua musica non ci lascerà mai.
Nel suo incredibile palmares ci sono 2 Oscar, 2 Golden Globe, 6 Bafta, 10 David di Donatello e tanti altri premi internazionali. L’ultimo riconoscimento risale a pochi giorni fa e proviene dalla Spagna, dove Ennio Morricone si era aggiudicato (insieme all’altro grande compositore John Williams), il premio Principessa delle Asturie 2020 per le arti, l’onorificenza più ambita del settore nel paese spagnolo.
Eppure, nonostante una carriera di straordinari successi, Morricone, nato a Roma nel 1928, era rimasto l’uomo di sempre. Schivo, discreto, a tratti insicuro e con una sola passione: la musica.
Nel 1956, dopo la laurea al conservatorio di Santa Lucia a Roma, l’artista aveva lavorato stabilmente per la casa discografica RCA, dove il direttore artistico Vincenzo Micocci gli aveva commissionato arrangiamenti di brani che scalarono le hit parade e fecero ballare l’Italia degli anni Sessanta. Pinne, fucile ed occhiali, Guarda come dondolo di Edoardo Vianello, Sapore di sale di Gino Paoli e Se telefonando, la canzone più celebre di Mina.
Ma è nel 1964 che il Maestro aveva iniziato a lavorare per i registi più importanti dell’epoca. Il primo sodalizio era stato con Sergio Leone, padre degli spaghetti western, che aveva conosciuto da bambino perché compagni di scuola alle elementari.
Morricone gli fu sempre riconoscente. Dopo la morte del regista, confessò come Il buono, il brutto e il cattivo era stato il film che gli aveva cambiato la vita e che lo aveva fatto conoscere ad Hollywood, dove i western di Leone riscuotevano grande successo, con le sale piene anche dopo un anno dall’uscita dei film.
Da lì in poi Morricone si meritò il titolo di miglior compositore del mondo, scrivendo oltre 500 colonne sonore e vendendo più di 70 milioni di copie. Ormai i registi si contendevano la sua musica: per Brian De Palma compose la colonna sonora de Gli intoccabili, per John Carpenter quella de La cosa, per Roland Joffé le indimenticabili note di Mission e per Giuseppe Tornatore le musiche degli ultimi vent’anni della sua produzione cinematografica, tra cui La leggenda del pianista sull’oceano, Malena e La migliore offerta.
C’è chi pensa che, per l’enorme talento di cui era dotato, Morricone avrebbe meritato più statuette, ma l’Academy lo ha premiato solamente nel 2007, dopo cinque candidature senza successo. Non per un film ma con un Oscar alla carriera, che gli fu consegnato da Clint Eastwood, il protagonista di molti film western di Leone. Una sorta di premio di consolazione per compensare le nomination ricevute e mai vinte.
La rivincita del compositore arrivò però nel 2016, a quasi 90 anni, quando si aggiudicò l’Oscar per la colonna sonora di Hateful eight, film diretto da Quentin Tarantino.
Più volte gli fu chiesto se considerava Hateful eight la colonna più bella tra quelle scritte, ma lui, con la franchezza che lo contraddistingueva, rispose di no, facendo intendere che avrebbe meritato la statuetta per altre composizioni.
Nonostante la fama e la stima di cui godeva, fra cui quella della band U2 che gli ha dedicato l’album No line on Horizon, Morricone non si vantò mai dei suoi successi.
Sposato dal 1956 con Maria Travia, che considerava la sua musa e da cui aveva avuto 4 figli, in diverse interviste spiegò che la sua routine quotidiana consisteva nello svegliarsi presto la mattina per comporre, stare con la famiglia il pomeriggio e riprendere a lavorare dopo cena.
Insomma, un uomo metodico, giocatore di scacchi professionista che fece della discrezione la sua virtù. Per queste ragioni l’edizione tedesca di Playboy, a corto di scoop, ne fabbricò uno ad hoc nel novembre 2018. Secondo la rivista, Morricone avrebbe insultato Tarantino, definendolo un ”cretino senza idee“. Alla smentita sdegnata del maestro, la rivista si scusò ufficialmente per la fake news.