Tutti i mali: un’odissea visiva nel genocidio Inca

Un'opera che esplora la sopraffazione degli Inca attraverso la lente del teatro e del cinema.

Un debutto audace alla regia

Il film “Todos los males”, diretto da Simone Derai, rappresenta un audace esordio nel panorama cinematografico italiano. Derai, noto per il suo lavoro con la compagnia teatrale Anagoor, affronta un tema delicato e complesso: la sopraffazione del popolo Inca da parte dei conquistadores spagnoli. La pellicola si apre con immagini suggestive del Teatro Galli di Rimini, dove si allestisce l’opera di Rameau, “Les Indes galantes”, un richiamo diretto alla storia che si appresta a raccontare.

Un racconto di conflitti culturali

La trama ruota attorno alla figura di Phani, una principessa indigena il cui cuore è conteso tra l’inca Huascar e il conquistatore spagnolo Don Carlos. Questo triangolo amoroso diventa una metafora potente dell’incontro tra due civiltà, una rappresentazione che non può fare a meno di evidenziare la violenza e la sopraffazione. Derai riesce a catturare l’essenza di questo conflitto attraverso una narrazione visiva che si distacca dalla mera rappresentazione mimetica, optando per un approccio più simbolico e poetico.

La danza tra le culture

Un elemento distintivo del film è l’uso della danza, che funge da ponte tra le culture. In apertura e chiusura, due danze rappresentano rispettivamente la tradizione degli Indios e quella spagnola, sottolineando la distruzione di un patrimonio culturale in favore di una copia priva di autenticità. Questo contrasto mette in luce la rapacità del pubblico, sia in teatro che al cinema, invitando a riflettere sulla nostra percezione della storia e della cultura. La scelta di Derai di mostrare gli strumenti tecnici del teatro e del cinema non è solo una questione estetica, ma un modo per coinvolgere lo spettatore in un’esperienza emotivamente densa.

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